“CABIN FEVER”: come imitare l’orso ebreo dimenticandosi la mazza…

…e prendere 0% su Rotten Tomatoes.

Film brutti: recensione di “Cabin fever”(Usa, 2016) 

Di “remake” se ne fanno a migliaia e molte volte è un modo per presentare nuovi registi che, rifacendo un film, bello o brutto che sia e conosciuto e ricordato da molti, riescono a farti avere il loro “biglietto da visita”. Ci sono mille modi di fare remake, si può ad esempio riscrivere la storia originale omaggiando per tutto il tempo il vecchio film, si può stravolgere tutto tenendo uguale solo il titolo, in caso di trilogie o serie di film si può rilanciare il tutto per raccontare qualcosa di simile e magari più moderno (in questo caso si parla più di “reboot”), o si può rifare il film uguale identico. Quest’ultima tecnica è quella usata da Travis Z, il regista di “Cabin Fever”, remake dell’originale girato da Eli Roth (a.k.a. “l’orso bruno”).

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-Eli Roth alla prima del ramake del suo film-

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